Quattro chiacchere sull'isolamento acustico della facciata

Quattro chiacchere sull'isolamento acustico della facciata

Giovedì 13 febbraio 2020

La progettazione dell’isolamento acustico di facciata di un edificio è un ambito operativo frequente per l’ingegnere acustico. Tanto che, a ‘noi del settore’, alcuni temi sembrano quasi ovvi.

In realtà l’esperienza professionale mi mostra spesso che certi aspetti, per alcuni progettisti e imprese, sono tutt’altro che scontati.

Lascio qui allora qualche spunto per coloro che non conoscono nel dettaglio l’acustica ma che possono comunque essere coinvolti nella progettazione delle parti esterne di un edificio.

Il muro non è quasi mai un problema

Quattro chiacchere sull'isolamento acustico della facciata

Con il termine generico 'muro' qui intendo la porzione opaca dell’involucro dell’edificio.

Se le parti non finestrate di una facciata sono realizzate in mattoni o in pietra, con tecnologia a secco in lastre, in legno o ancora in elementi prefabbricati in cemento, la capacità di isolamento dai rumori esterni è in genere demandata agli altri componenti ‘leggeri’ di facciata, fra i quali principalmente possiamo citare le finestre e i piccoli elementi, dei quali parlerò fra poco.

Per gli spessori comuni necessari anche ai fini termici, le porzioni cosiddette opache sono quindi in grado di collaborare efficacemente al conseguimento dei minimi di legge previsti per l’isolamento acustico di facciata, a seconda della destinazione d’uso dell’edificio.

Quindi, incrementare di qualche centimetro lo spessore del muro non ha lo stesso benefico effetto corrispondente a scegliere invece, per esempio, un serramento un po’ più acusticamente performante.

Se cambia la dimensione della finestra, cambia il suo potere fonoisolante

Quattro chiacchere sull'isolamento acustico della facciata

È quasi banale che, se in una finestra cambiamo il vetro, allora cambia la sua capacità di isolare il rumore.

Meno immediato è comprendere che la prestazione fonoisolante di un serramento, a parità di modello, telaio e vetro, varia con la superficie dell’elemento.

Di una certa finestra, oggi è facile poter ottenere dal fornitore la relativa certificazione acustica. Questo significa che quel serramento, con un certo telaio, un certo vetro inserito ed una certa ‘dimensione standard’, è stato testato in laboratorio per determinarne il potere fonoisolante, che trovi rappresentato con la grandezza Rw espressa in decibel.

È fondamentale però comprendere che nel tuo progetto difficilmente quel modello di finestra sarà usato in una unica dimensione, e tanto meno con le esatte misure studiate in laboratorio! La distribuzione dei fori in facciata di un edificio in genere prevede infatti diversi formati e dimensioni: basti solo pensare alla presenza di finestre e portefinestra.

Corrispondentemente, al variare della superficie della finestra, varierà il suo potere fonoisolante. Con la generale tendenza di esso a diminuire con l’aumentare della propria superficie.

Per stimare il decremento del potere fonoisolante puoi fare riferimento in prima istanza alla norma UNI EN 14351-1.

Per valutazioni più precise o delicate, rivolgiti invece a un ingegnere acustico: per esempio, per stimare cosa succede nel passare da un telaio a battente ad uno scorrevole, o per calcolare la variazione prestazionale al variare del vetro inserito, o ancora per studiare gli effetti di un aumento del numero di specchiature, battenti o fisse che siano.

Attenzione a chiamarli piccoli!

Quattro chiacchere sull'isolamento acustico della facciata

Con il termine ‘piccoli elementi’, in acustica si intendono quei componenti di facciata che si caratterizzano per una ridotta superficie (per definizione inferiore a 1 metro quadro) e che tipicamente corrispondono ai cassonetti per avvolgibili e alla prese di aerazione.

Anzi, proprio per distinguere la prestazione acustica di questi componenti rispetto ai loro ‘fratelli maggiori’, cioè ai serramenti, per i piccoli elementi non si usa il potere fonoisolante Rw bensì una grandezza alternativa che prende il nome di ‘isolamento normalizzato del piccolo elemento’, con simbolo Dnew.

Anche i piccoli elementi vengono certificati in laboratorio, ed il loro contributo è rilevante in quanto in pratica, per la loro conformazione, se non adeguatamente coibentati possono costituire un vero e proprio foro acustico nella facciata.

Ti faccio un esempio numerico: se in una parete di 10 metri quadri con Rw pari a 40dB fai un foro con un’area pari allo 0,1% del totale (cioè circa pari alla superficie di una comune presa di aerazione), e se ragionevolmente assumiamo come nullo il suo isolamento acustico, allora il potere fonoisolante di quella parete si ridurrà di 10dB, il che significa che essa diventa praticamente inefficace ai fini della protezione dal rumore esterno.

Comprendi allora l’importanza di dotare i piccoli elementi di presidi specifici in grado di renderli ‘impermeabili’ al suono, nonostante alcuni di essi siano predisposti per consentire il passaggio dell’aria. Ecco quindi che sul mercato esistono prese d’aria insonorizzate, griglie di ventilazione con caratteristiche fonoisolanti, cassonetti integrati con isolanti acustici.

Il progetto acustico della facciata di un edificio non si esaurisce con le accortezze, seppur fondamentali, che ho qui sintetizzato. Basti pensare alla simulazione del potere fonoisolante dei vetri, alle soluzioni specifiche per facciate continue in vetro, alle necessarie attenzioni nei confronti delle falde di copertura sul tetto, fino alla possibilità di migliorare le prestazioni globali degli infissi affiancando i produttori in sede di progettazione e messa a punto dei componenti finestrati. Tutti ambiti nei quali è imprescindibile la figura dell’ingegnere acustico.